RACCONIGI - Oltre ai cambiamenti climatici
che scombussolano non poco il
settore agricolo, a rincarare la
dose è arrivato l’aumento dei costi
energetici, dei concimi e del gasolio
che, tra la fine del 2021 e
l’inizio del 2022, sono schizzati
alle stelle. L'impennata del gas,
utilizzato nel processo di produzione
dei fertilizzanti, ha fatto
salire i prezzi dei concimi a base
di azoto, fosforo e potassio. L’aumento
riguarda anche l'alimentazione
del bestiame, il riscaldamento
delle serre per fiori e ortaggi
e il funzionamento delle macchine
operatrici per l’estirpatura, la rullatura,
la semina e la concimazione.
«Siamo in un momento delicato
in balìa del sistema economico,
qualcosa deve cambiare
perché così non possiamo andiamo
avanti - commenta Ines
Ghigo dell’azienda Macchiorlatti
Vignat -. Il concime è aumentato.
Così come il grano, il mais e la
soia che hanno avuto un rincaro
del 40%, costi mai visti nella
storia. Per chi ha animali, per chi
come noi lavora 365 giorni all’anno,
è diventato insostenibile,
ci converrebbe vendere le materie
prime e non trasformarle. Anche
il gasolio ha avuto un aumento e
dopo un momento di assestamento
oggi sta risalendo con
prezzi maggiorati del 20%. Il caro
luce e il caro trasporto ci porterà
a dover aumentare di 10 centesimi
il nostro latte».
Il rincaro non colpisce soltanto
le attività agricole ma tutte quelle
aziende legate alla trasformazione,
alla distribuzione e ai trasporti
dei prodotti del settore primario.
«Io produco mais, soia e grano,
per cui da questo aumento
traggo vantaggio, ma dall’altro
sono penalizzato dal caro prezzo
di gasolio, energia e concimi -
dice Valerio Bellonio -. Oltretutto
non c’è solo il problema dei costi
alti, ma anche della scarsa disponibilità
delle materie prime.
C’è una corsa ad accaparrarsi i
prodotti per paura di rimanere
senza. La Yara, grande produttrice
mondiale di fertilizzanti derivati
da processi chimici su base azotata,
ha tenuto chiuso tre mesi
per l’alto prezzo dell’energia. I
produttori di macchine agricole
non riescono a dirci un prezzo,
non hanno stima dei tempi di
consegna, le piccole officine stanno
sparendo a causa dei costi di
assunzione e gestione alti. Non
ci resta che continuare a sperare
che la situazione Covid si possa
risolvere o migliorare in modo da
permetterci di operare e lavorare
liberamente».
Condivide la preoccupazione
per la drammatica situazione anche
Antonio Gai dell’azienda
agricola Angelina il quale con
rammarico rimarca il grosso problema,
dei mezzi agricoli consegnati
dopo un anno, dei pezzi di
ricambio introvabili, della preoccupazione
che, a lungo andare, i
costi finora da loro sostenuti potrebbero
riversarsi sui consumatori.
Stesso copione per la floricoltura:
«Proprio alcuni giorni fa
il nostro rappresentante ci ha informato
che il listino prezzi è nuovamente
da aggiornare con una
maggiorazione. Siamo costretti a
passare le viole da 60 a 70 centesimi,
le primule da 80 a 90 e
aumenterò di un pochino anche
vasi, sottovasi e balconette cercando
di mantenermi su quote
ragionevoli - dicono i titolari dell’azienda
Ferrero Floricoltura -;
un carico di terra di 14 pedane,
da 25 sacchi nel 2020 costava
2600 euro, oggi 3400. Le spese
per riscaldare le serre e i concimi
sono da spavento, eppure non
possiamo temporeggiare perché
le piante vanno piantate, concimate,
scaldate e coltivate. Per
non parlare dei mezzi agricoli, il
trattore ordinato a maggio 2021
è arrivato solo 15 giorni fa. Non
sappiamo davvero dove andremo
a finire».
In merito interviene il segretario
di zona della Coldiretti di
Savigliano, Daniele Caffaro: «Tutte
queste problematiche sono una
conseguenza della situazione economica
attuale. Se, da un lato, in
alcuni settori si può parlare di ripresa,
dall’altro tale ripresa ha
fatto sì che i costi in generale salissero.
L’aumento delle materie prime
ha rallentato un po’ gli investimenti,
anche la carpenteria metallica e
le industrie del legno sono a
rilento e in attesa di tempi migliori.
I concimi a base di azoto hanno
raggiunto prezzi elevatissimi, addirittura
c’è stato un blocco da
parte di industrie chimiche perché
i costi di produzione erano talmente
elevati che si rischiava di
mettere sul mercato merci a prezzi
non competitivi. Si prevede quindi
che le concimazioni saranno deficitarie,
con probabili cali di produzione
e del raccolto.
L’aumento dei costi energetici
e di carburante sta gravando e
graverà sulle spalle delle aziende,
ma è anche vero che tutti i fenomeni
economici hanno curve irregolari
- conclude Caffaro - per
cui è auspicabile attendere un
miglioramento ed è indispensabile
lavorare per far sì che questo
periodo di pressione sui costi non
abbia tempi lunghi perché, in tal
caso, le aziende poco strutturate
e meno capitalizzate potrebbero
davvero trovasi in grosse difficoltà
».
Approfondimento Attualità Martedì 15 Febbraio 2022 17:00 Racconigi