SAVIGLIANO - È Roberto Repole il successore
di monsignor Cesare Nosiglia
alla guida dell’Arcidiocesi di
Torino, di cui anche le parrocchie
del saviglianese (ad eccezione
di Levaldigi) fanno parte.
L’ufficializzazione della nomina
del sacerdote, 55 anni e
originario di Torino, è arrivata sabato
scorso al Santuario della
Consoltata di Torino. A darne
l’annuncio il suo predecessore,
che da undici anni guidava l’Arcidiocesi
(e dal 2019 era anche
l’amministratore apostolico di
Susa).
«Personalmente sono molto
contento della scelta e auguro al
mio successore ogni bene, mentre
chiedo ai sacerdoti, religiosi
e religiose e fedeli tutti di accogliere
con gioia il nuovo Arcivescovo
e di offrire a lui tutta la loro
disponibilità a collaborare efficacemente
al suo ministero, accompagnandolo
fin da ora con la
nostra accoglienza e la nostra
preghiera», ha detto Nosiglia durante
la presentazione di sabato.
Ordinato nella diocesi torinese
il 13 giugno 1992, Repole
è docente e direttore della Sezione
torinese della Facoltà teologica
dell’Italia settentrionale.
Ha conseguito la maturità
classica al liceo Valsalice di Torino
(1986), il baccalaureato in
teologia presso la Facoltà di Torino
(1992), la licenza (1998) e il
dottorato in teologia sistematica
(2001) presso la pontificia Università
Gregoriana in Roma.
È stato anche presidente
dell’Associazione Teologica Italiana
dal 2011 al 2019.
Collabora con numerose riviste
scientifiche. Ha firmato e curato
decine di monografie, saggi,
articoli, voci enciclopediche e
libri.
Nel suo discorso inaugurale,
don Repole ha voluto ringraziare
Papa Francesco per averlo
scelto «con un atto di grandissima
fiducia» e ha speso parlato
di consolazione. Di una «pace
profonda», dovuta dalla consapevolezza
di non aver «mai cercato
in alcun modo questo
ministero» (che quindi «era
umanamente del tutto imprevedibile
») e di sapere che lo «Spirito
è già all’opera e che la
Chiesa c’è già».
«Mi consola, infine - ha detto
il prossimo vescovo di Torino -
sapere che come cristiani non
siamo certamente una potenza,
né dobbiamo esserlo. Non abbiamo
da offrire a queste nostre
città nulla di tutto ciò che esse
possono trovare già altrove e in
abbondanza. Possiamo offrire,
però, quello che nella nostra povertà
Cristo ha deposto e depone
continuamente in noi: la
straripante bellezza del Vangelo,
che può generare senso di vita
per i più giovani, sollievo e compagnia
per i più anziani, vicinanza
e cura per i malati,
accoglienza ospitale per tutti i
poveri e gli emarginati».
Attualità Religione Venerdì 25 Febbraio 2022 13:00 Savigliano