Il lavoro nei campi come terapia. Mentre crescono le richieste di supporto per disagio psicologico (+30% secondo gli ultimi rapporti della Regione), l’agricoltura si propone come medicina per affrontare stati d’ansia, depressione e dipendenze, fenomeni sempre più frequenti dopo la pandemia. L’agricoltura sociale, con i suoi progetti di coinvolgimento e reinserimento, non è solamente occasione occupazionale per chi rischia di restare fuori dal mercato del lavoro, ma un percorso di welfare per prevenire il ricorso ai servizi sanitari. Ci sono aziende agricole che offrono impiego a persone con dipendenze o disturbi alimentari; quelle che si dedicano all’ortoterapia, all’ippoterapia o altre attività con disabili fisici o mentali; chi punta al reinserimento di persone emarginate o rifugiate; chi propone attività a sostegno della terza età. Proprio nei mesi scorsi, la Regione ha approvato un regolamento per definire criteri, requisiti e modalità per svolgere le attività di agricoltura sociale, cui Coldiretti Piemonte ha dedicato un convegno qualche giorno fa a Torino. «Dobbiamo professionalizzare il settore per far sì che la nostra agricoltura, oltre a distinguersi per qualità, rispetto ambientale ed efficienza, vanti anche la capacità di generare valore sociale attraverso la produzione di cibo – ha detto il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu, rimarcando come l’associazione di categoria si sia strutturata sulle varie province per supportare questi progetti –. Abbiamo la necessità che le istituzioni riconoscano, anche con opportuni aiuti economici (che già esistono per il terzo settore), la qualità dei percorsi di agricoltura sociale portati avanti dalle nostre imprese agricole».
Cascina Millone di Scarnafigi è una delle aziende agricole che ha già sperimentato progetti di agricoltura sociale.
Attualità Venerdì 3 Novembre 2023 11:00 Savigliano