CAVALLERMAGGIORE - «Fondare biblioteche è come
costruire ancora granai pubblici,
ammassare riserve contro l’inverno
dello spirito che da molti
indizi, mio malgrado, vedo venire».
Così scriveva Margherita Yourcenar
nelle Memorie di Adriano.
Una frase d’effetto che vuole sottolineare
l’importante ruolo delle
biblioteche, riserve culturali contro
un inverno freddo e sterile.
Ed uno di quei significativi
chicchi di grano arrivò a Cavallermaggiore
il 28 gennaio 1978,
in quella che fu una serata diversa
da tutte le altre, con qualcosa di
speciale nell’aria.
Per tutto il giorno aveva nevicato
intensamente e le condizioni
della viabilità della Granda erano
piuttosto precarie. Nei locali messi
a disposizione dalla parrocchia
di Santa Maria della Pieve, in
piazza Abate Filippi, c’era tutto
un movimento di persone (giovani,
donne, intellettuali, agricoltori) che
attendevano l’arrivo di Benvenuto
Revelli detto “Nuto”, partigiano e
scrittore cuneese che era stato
chiamato ad inaugurare la biblioteca
civica di Cavallermaggiore.
In quella serata caratterizzata da
una violenta tormenta di neve
che avrebbe sconsigliato a chiunque
di mettersi in viaggio, giungendo
da Cuneo, Nuto si presentò
alla stazione ferroviaria di Cavallermaggiore
per assolvere all’impegno
preso e dare quel coraggio
necessario a chi credeva nell’istituzione
della biblioteca civica.
«Fu una serata memorabile
– racconta Dario Milano – vissuta
tra le insidie atmosferiche e la
gioia di un primo coronamento
verso l’istituzione di una vera biblioteca
per la nostra città. “Nuto”
ci diede l’impulso per andare
avanti, credere in quello che stavamo
facendo: creare un bene
pubblico e uno spazio non commerciale
e condiviso».
Attualità Cultura Martedì 23 Gennaio 2024 11:00 Cavallermaggiore