Con l’incontro “L’azzardo non
è un gioco – Punta su di te” si è
concluso il ciclo dei Mercoledì
dell’UniTre al Centro Culturale
Saviglianese nel pomeriggio di
mercoledì 15 dicembre (il commento
dell’assessore Petra Senesi
a lato).
A discutere della problematica
del gioco d’azzardo patologico
le dottoresse Manuela Ferrero e
Patrizia Bramardi, che ha dato il
via all’incontro con una interessante
“corsa nella storia” per
spiegare che il gioco è vecchio
quanto l’uomo e lo accompagna
fin dai tempi degli egizi, degli
etruschi e dei romani, dove le
scommesse a dadi o alle corse
dei cavalli erano all’ordine del
giorno.
«Nel medioevo la chiesa
da un lato vietava il gioco come
peccato, ma lo incoraggiava con
lotterie per ottenere fondi per ristrutturare
le chiese. Poi, nel
1650, arrivò il primo casinò a
Venezia. E in seguito sarebbero
nate le bische clandestine».
Conclusa la parentesi storica
si è arrivati a parlare dei giorni
nostri con la nascita di giochi
più veloci come i gratta e vinci, il
bingo (2002) e poi, dal 2006, dei
giochi online, senza possibilità
di controllo, utilizzabili 24 ore su
24 dalla poltrona di casa.
La dottoressa Ferrero ha aggiunto
che questi giochi veloci,
istantanei, sono i più dannosi e
molte persone si sono rovinate.
«Nel 2012 la legge Balduzzi aveva
posto un limite ai giochi imponendo
distanza per i centri
scommesse e sale slot da scuole,
chiese, oratori e ospedali e nel
2021 lo Stato ha vietato la pubblicità
e riconosciuto il gioco d’azzardo
compulsivo come patologia.
Ma in Piemonte la Giunta
Cirio ha allargato le maglie e diminuito
la distanza dai punti sensibili
e non imponendo più l’oscuramento
delle vetrine. Così facendo
ha riammesso la presenza
di slot machine nei bar che già
le avevano poiché, ha spiegato
il governatore, l’abolizione di queste
macchinette penalizzava
l’economia».
Per Ferrero, tuttavia, lo Stato
spende di più per curare le dipendenze
da slot di quanto incassi
dai giochi. «Inoltre la legalizzazione
di queste scommesse
serviva a frenare quelle clandestine
gestite dalla mafia, ma ha
ottenuto che la mafia stessa si
sia infiltrata nella gestione di sale
slot».
Uno sguardo anche ai giochi
online, aumentati nel 2020 durante
la pandemia e poi una breve
panoramica sulle tipologie di
giocatori: da quelli saltuari che
sanno cosa fanno e giocano solo
ogni tanto per divertirsi – cosa
ben diversa dal patologico – a
quelli che si impegnano stipendi
e anticipi o ricorrono addirittura
a prestiti.
«Per queste persone – continua
la dottoressa Bramardi –
serve controllo da parte della famiglia,
a volte il ricorso ad amministratori
di sostegno. Si deve
ricorrere ad assistenti sociali,
medici e psicologi, le famiglie o
le persone vicine devono intervenire
perché purtroppo non è
facile: il giocatore sminuisce il
problema, non ammette di essere
patologico.
Alcool e droghe sono rilevabili
con analisi mediche, il gioco d’azzardo
purtroppo no».
Attualità Sanità Domenica 26 Dicembre 2021 9:00 Savigliano