SAVIGLIANO - Uno dei più celebri poeti crepuscolari
italiani, Guido Gozzano,
viene descritto come un uomo di
media statura, magro, pallido e
con gli occhi azzurri. Stando ai canoni
dell’epoca non era considerato
bello, ma per i suoi modi di fare
educati e per la sua spiccata sensibilità
aveva grande successo con
le donne.
Nelle sue opere Gozzano descrive
i personaggi e gli ambienti
della borghesia piemontese d’inizio
secolo con particolare riguardo alle
donne. Celebri i suoi accenni in
poesie alle signore che frequentavano
i più celebri e raffinati caffè
torinesi: dalla signorina Felicita alla
bella Caterina e altri personaggi
femminili. Come ha scritto nella
poesia dal titolo “Le golose” che
così recita: “Io sono innamorato di
tutte le signore - che mangiano le
paste nelle confetterie”.
E, dopo un lungo elenco di signore
e signorine che esprimono
la loro vera natura ognuna mangiando
a suo modo chi discreta e
chi sregolata le paste in pasticceria,
conclude così il componimento: “Io
sono innamorato di tutte le signore
- che mangiano le paste nelle confetterie”.
Si rivela quindi particolarmente
sensibile al fascino femminile
ed anche ampiamente ricambiato.
Tra le sue conquiste si ricorda
anche la scrittrice Amalia Guglielminetti:
alta e bruna, si atteggiava
a diva del cinema andando in giro
per Torino con grandi cappelli e
ombrellino e con fare languido,
parlava con gli ammiratori.
La Guglielminetti
troncò però la relazione
con Gozzano quando conobbe Diego
Segre, noto con lo pseudonimo
di Pitigrilli, un giornalista e scrittore
piemontese di origini ebraiche che
con la sua audacia nello scrivere
scandalizzava i benpensanti di allora.
Tuttavia le grandi differenze
di carattere tra la Guglielminetti e
Gozzano probabilmente li avrebbero
presto separati comunque.
Il giovane Gozzano frequentò
il liceo classico di Savigliano nel
1902 e 1903 e sembra che tra lui
e una studentessa nacque una relazione
segreta, venuta alla luce
soltanto quando la madre del poeta,
mettendo in ordine la camera, trovò
una cartolina di auguri con le iniziali
M.M., ossia Margarita Massia, una
timida ragazza di Savigliano, lettrice
di romanzi d’amore dell’ottocento
e morta a vent’anni per un male in
quel tempo incurabile detto “mal
sottile”, cioè la tisi.
I due si erano conosciuti nella
bottega del padre, l’orefice Pietro
Massia: il negozio era sotto i portici,
davanti alla torre civica, quando il
poeta era andato ad acquistare un
regalo per la sorella Erina.
Margarita fu subito colpita dal
modo di fare garbato di quel giovane,
così diverso da quelli con
cui era solita parlare e scherzare:
Margarita sentì per la prima volta
un’emozione davvero forte, sconosciuta
fino ad allora. Notato il
turbamento della ragazza, il poeta
le rivolse un sorriso: fuori nevicava
copiosamente e Gozzano chiese
alla ragazza di accompagnarlo con
l’ombrello fino al Convitto Civico
dove alloggiava.
Nasceva qui la loro breve storia
d’amore durata da Natale alla fine
dell’anno scolastico, quando Gozzano
si diplomò e tornò a Torino.
Approfondimento Attualità Lunedì 14 Febbraio 2022 9:00 Savigliano