Da anni il vecchio salice regalava la sua ombra a passanti e ciclisti saviglianesi che, lungo la strada della Sanità, diveniva luogo di sosta e refrigerio prima di arrivare al santuario. Oggi purtroppo appare irrimediabilmente danneggiato. Il malcostume di qualcuno o la cattiva abitudine di parcheggiare lungo la ciclabile con qualche manovra sfuggita di mano hanno fortemente rovinato questo straordinario esemplare, messo a dimora dalla famiglia Miretti fra il 1895 e il 1896. «Da sempre viene capitozzato tutti gli anni, per fornire paleria o lunghi legacci per le vigne, per la costruzione di cesti intrecciati - racconta Giovanni Badino dagli uffici del Comune -. Tali operazioni hanno contribuito a creare questo grosso corpo contorto e ingrossato, ricco di cavità, dal quale si allungavano i rami sottili verso il cielo. Come tutti i vecchi salici, era uno scrigno di biodiversità. Alcuni animali quali merli, passeri e cince utilizzavano la pianta solo in un determinato momento della propria vita per nidificarvi o trovarvi rifugio. Centinaia di specie di insetti, invece, trovavano e trovano in lei un habitat ideale per tutta la durata del ciclo vitale. Le cavità degli alberi vecchi, con i detriti organici che vi si accumulano - dal legno marcio alle foglie morte - nutrono moltissimi insetti, importanti per la biodiversità e la sopravvivenza dell’ecosistema».
Attualità Lunedì 18 Marzo 2024 7:00 Savigliano