In un lago, una ninfea cresce
ogni giorno raddoppiando le sue
dimensioni.
Se in una settimana
metà dello specchio d’acqua è
occupato, quanti giorni mancano
prima che si riempia completamente?
Uno. Sono sufficienti
ventiquattrore perché tutto lo
spazio si esaurisca. Non è un’ipotesi,
è matematica.
Basta sostituire alle ninfee i
posti letto negli ospedali per capire
il perché dei ripetuti appelli
dei medici alla prudenza per
scongiurare il collasso del sistema
sanitario.
Nicola Soave, 34 anni, saviglianese,
è ricercatore al Politecnico
di Milano. Laureato all’Università
di Torino in Matematica,
ha conseguito il dottorato
di ricerca alla Bicocca di Milano
e all’Université de Picardie Jules
Verne di Amiens (Francia), proseguendo
gli studi all’Universität
of Giessen (Germania) prima di
rientrare in Italia nel 2016.
Con lui, mentre la curva dei
contagi fatica a rallentare, tentiamo
di spiegare il ruolo che i
modelli matematici rivestono nel
definire le strategie per contenere
il diffondersi dell’epidemia.
Chi pensava che la matematica
fosse solo materia per accademici
si è dovuto ricredere.
Da mesi leggiamo di previsioni
e modelli per limitare l’avanzata
del virus. Si parla di crescite
esponenziali e di indici di contagio.
Di zone rosse dovute ai
numeri. Insomma, la matematica
sta condizionando le nostre
vite. O sbaglio?
«La matematica ha un grande
pregio: dare sostanza a un’ipotesi.
Questo permette, soprattutto
a chi deve prendere decisioni,
di non basarsi su sensazioni ma
su scenari possibili. Certamente
serve buona capacità d’astrazione,
ma il risultato è un numero,
un qualcosa di quantificabile.
Qualcosa che può essere confrontato,
consentendo una valutazione
sul merito e non sull’intuizione
».
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Approfondimento Martedì 24 Novembre 2020 8:20 Savigliano