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«Chi nega Auschwitz è pronto a rifarlo»

Dura invettiva del presidente del Polo del Novecento che paragona i no vax ai negazionisti citando lo scrittore Primo Levi «Chi nega Auschwitz è pronto a rifarlo»

SAVIGLIANO - Negazionista. Mentre il mondo combatte contro l’emergenza sanitaria, questo termine torna prepotentemente d’attualità. C’è chi non crede all’esistenza del virus, ai drammatici bollettini delle vittime, alla necessità del vaccino. 

Tre le tante iniziative promosse dal Polo del ‘900 in occasione della Giornata della Memoria, ce n’è una rivolta in modo particolare ai ragazzi. Si chiama “Adotta un negazionista”, coinvolge gli studenti di alcuni istituti superiori del Piemonte e s’interroga sull’origine storica di questa parola, sulla sua attualizzazione e sulla pericolosità di questa ideologia. 

Domande che giriamo al presidente del Polo, il saviglianese Sergio Soave. 

Ha ancora senso parlare di negazionismo oggi? 
«Direi di sì, perché, oggi il negazionismo è ormai comportamento esteso ben oltre i confini entro i quali nacque. 
Come si sa, fu usato in campo storiografico a partire dai primi del '900 in relazione al genocidio degli Armeni operato dall'Impero Ottomano. Il quale negò sempre e nega tuttora contro ogni evidenza che sia mai accaduto. Poi si applicò al tema della sterminio pianificato degli ebrei, dei campi di concentramento nazisti, dell'esistenza delle camere a gas, delle testimonianze dei sopravvissuti. [...]. Ma il negazionismo è altra cosa. È affermare che certi fenomeni accaduti siano pure invenzioni, attaccandosi a qualche impreciso dettaglio o inventando falsa documentazione a proprio vantaggio».

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Approfondimento  Mercoledì 27 Gennaio 2021 18:00 Savigliano  


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