Sull’antica piazza del Presidio, oggi piazza Santarosa, possiamo vedere una lapide che testimonia una nascita illustre: Giuseppe Edoardo Arimondi. In memoria del generale saviglianese lo storiografo Casimiro Turletti propose, ma senza ottenerlo, che si intitolasse la Piazza d’Armi. La famiglia Arimondi era originaria di Chiusa Pesio ma si trasferì in Savigliano. Francesco Arimondi, il nonno del generale, aveva una bottega da panettiere in borgo San Giovanni, sposò in prime nozze Anna Carlevaris e in seconde nozze Margherita Audenino. Figlio di Francesco fu Pietro Francesco, il quale sposò Barbara Appiotti, genitori di Giuseppe Edoardo che nacque a Savigliano il 26 aprile 1846 sotto la parrocchia di Sant’Andrea.
Allievo nella Scuola militare di Modena, ne uscì nel 1865 col grado di sottotenente dei bersaglieri e partecipò ad alcune campagne nel 1866 e nel 1870. Passato nel 1874 nello Stato Maggiore e raggiunto il grado di maggiore, andò in Eritrea nel 1887, quale addetto al corpo di spedizione comandato dal generale Asinari di San Marzano, e vi rimase fino all'anno 1890.
Due anni più tardi fu rinviato in Eritrea col grado di colonnello e posto al comando delle truppe laggiù dislocate. Con tale incarico, il 21 dicembre 1893 con abile manovra sconfisse ad Agordat, dopo un duro combattimento i Dervisci, guidati dall'emiro El Ghedareff Alimed Alì, che avevano invaso l'Eritrea con forze molto superiori e puntavano direttamente su Massaua.
Questa vittoria valse all'Arimondi la promozione a maggior generale per merito di guerra. Prese parte a campagne militari in terra africana al comando di una brigata di Fanteria. Il 28 marzo 1896 la brigata, alle 10 del mattino, venne sopraffatta sul monte Rayo: nella battaglia di Abba Garima contro gli Scioani moriva anche il generale saviglianese e gli fu concessa la Medaglia d’Oro al Valore Militare. La salma del generale non venne mai ritrovata, nonostante le ricerche anche da parte del fratello, appositamente recatosi sul luogo. In memoria dell’eroico figlio, il padre Giuseppe Francesco che aveva compiuto studi di lettere e filosofia presso il liceo classico, pubblicò il dramma storico “I vespri siciliani”, con la seguente dedica: «Nella memoria del figlio mio - Generale Giuseppe Edoardo Arimondi - Milziade in Agordat, 21 dicembre 1893 – Leonida in Abba Garima, in marzo 1896 – questo mio saggio drammatico di storia Patria – col cuore sempre addolorato consacro». Nella prefazione del dramma alcuni cenni biografici di altri membri della famiglia: un fratello generale, uno morto in tenera età. Un fratello, membro del genio civile ed unico figlio a sopravvivere al padre e che mori a Torino ultracentenario. Sulla piazza del popolo, eretto dallo scultore Annibale Galateri, un monumento ricorda il nostro illustre concittadino.
La sua inaugurazione, del 15 ottobre 1899, tre anni e mezzo dopo la battaglia africana, vide l’intervento del re Umberto I, del ministro della guerra generale Mirri e numerose altre autorità tra le quali sottosegretari, senatori e deputati del Regno, sindaci, assessori e consiglieri di città dell'intero Piemonte. A Torino, una caserma venne intitolata al saviglianese e, in contemporanea, si procedette allo scoprimento di una lapide scolpita dal Calandra.
Claudio Rocca
Giovedì 15 Febbraio 2018 15:22