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L'allevatore di bachi da seta

  L'allevatore di bachi da seta

La seta ha una storia millenaria. Si narra che la nascita della bachicoltura si deve all’imperatrice cinese Xi Ling Shi, ma probabilmente la lavorazione della seta si conosceva in Cina già nel 3000 a.C. Le vesti di seta che erano riservate agli imperatori cinesi entrarono a far parte del guardaroba della classe sociale più ricca, pentando un bene di lusso ambìto che si estese fino alle aree raggiunte dai mercanti cinesi per le qualità di leggerezza e bellezza. In Italia giunse verso l’XI secolo e da quello successivo fu proprio l’Italia la maggior produttrice europea di seta.

Nel Medioevo si cominciò a usare un apparecchio che viene chiamato arcolaio, filerina o filatoio. Il primo filatoio a mano risale al 1280. Nella metà del XVIII secolo con la rivoluzione industriale si avviò la meccanizzazione della filatura e nel 1764 James Hargreaves inventa il primo filatoio meccanico. Il materiale di partenza è il filato che si estrae lavorando i bozzoli dei bachi da seta. I bachi vivevano sugli alberi di gelso e qui venivano allevati fin dall’antichità; in piemontese la pianta del gelso è chiamata “murè”.

Alcune piantagioni, le principali e più estese in zona saviglianese, erano nelle regioni Muré cit e Muré gros, presso la residenza estiva della famiglia Perrone di San Martino. Ancora negli anni ’30 del ‘900, la famiglia Botta si dedicava a questo allevamento. Inoltre, a Savigliano, era presente una filatura in via Allione, di proprietà del signor Magnino e dava lavoro a molte persone, soprattutto donne. L’allevamento di bachi avveniva in appositi capannoni in cui erano raccolte le piante di gelso. Sulle foglie venivano sistemate le uova dei bachi. Appena nate, le larve mangiavano le foglie e crescevano. Ogni baco poteva sviluppare un filo di seta lungo fino a 1500 metri. Fino a metà ottocento l’allevamento dei bachi era diffuso e redditizio, per cessare quasi del tutto negli anni ’50 del novecento.

L’ala di piazza del popolo era nata appunto in epoca in cui il commercio della seta era fiorente, e lo scopo di questa costruzione era proprio per questo mercato: tuttavia, dato il basso livello di rendita commerciale, non fu più utilizzata per questo scopo. Santo patrono degli allevatori di bachi da seta è san Giobbe: questo accostamento di Giobbe ai bachi da seta, secondo gli studi condotti dal prof. Claudio Zanier hanno dimostrato che nasce dalla rilettura dei racconti biblici in Palestina in età medioevale, che si diffonde dapprima nel mondo arabo, poi in quello iranico e infine, attraverso Venezia e il mondo greco, anche in Italia. Nei racconti popolari viene sottolineata la perseveranza di Giobbe, nonostante le disgrazie, e viene data enfasi al lieto fine. Nel contempo gli stessi racconti, così come l'iconografia medioevale, sottolineano come dalle piaghe di Giobbe nascessero i vermi, gli stessi che i contadini identificavano con i bruchi del baco da seta. Con estrema naturalezza la civiltà contadina lo ha eletto proprio protettore per questa attività.

Claudio Rocca

Mercoledì 26 Aprile 2017 12:16  


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