Il mestiere di bottaio, oggi, è praticamente scomparso. Il vino è venduto direttamente nei negozi imbottigliato e, nelle aziende di produzione vinicola si utilizzano botti non più prodotte artigianalmente, o se ciò accade, è davvero un’eccezione.
Produrre le botti era una vera arte: si partiva dalla preparazione delle assicelle, doghe, in legno. I legnami più utilizzati erano il castagno, il rovere, la farnia o quercia. L’artigiano “butalè” procedeva alla lavorazione delle doghe, scaldando e curvando il legno con il fuoco. Gli attrezzi di lavoro erano pialle, asce, sgorbie, succhielli, lime e raschietti. Si producevano botti per il vino ma anche “sëbrot e burere”, contenitori in legno per il settore caseario.
Le assicelle venivano curvate con attenzione, avendo cura che avessero tutte la medesima curvatura. Il legno veniva scaldato e “tostato”, poi avveniva l’assemblamento per ottenere la classica forma panciuta delle botti. Era poi applicato un rubinetto da cui spillare il vino contenuto. Contemporaneamente un fabbro preparava i cerchi in ferro che servivano a tenere ferme le assi. Infine si preparavano i coperchi "i sietti ", superiore ed inferiore e si incastrava il rubinetto che serviva a spillare il vino. Ora le botti sono tutte in acciaio o in vetro cemento, che sicuramente garantisce igienicità al prodotto ma, il sapore che il legno cedeva lentamente al vino è sparito.
Le botti hanno per molto tempo accompagnato la storia dell’uomo, se ne trova traccia in un dipinto del 2700 a.C. nell’antico Egitto, dove era raffigurato un bottaio al lavoro. Un’immagine di botte è legata alla figura del filosofo Diogene (413-323 a.C.), il quale viveva in una botte di legno. Santo patrono dei bottai è Alberto da Genova, che il calendario diocesano del capoluogo ligure commemora ancora oggi, ma che il Martyrologium Romanum ha sempre ignorato. Alberto nacque verso la fine dell’XI secolo ed intraprese in un primo tempo la vita monastica nell’Ordine Benedettino, per poi optare nel 1129 scegliendo la riforma cistercense. Aspirando però ad una vita solitaria, preferì infine ritirarsi in una grotta del monte Contessa, presso Sestri Ponente, antico borgo a sei miglia ad ovest di Genova, oggi quartiere della città stessa. Qui morì l’8 luglio, probabilmente nell’anno 1180.
A Savigliano era attivo il bottaio Fissore, nella bottega di via Jerusalem.
Claudio Rocca
Mercoledì 22 Marzo 2017 12:20