Entrando nel Palazzo Comunale e dirigendosi verso la porta sulla sinistra, dopo una scalinata, al piano ammezzato per salire al primo piano si notano un busto ed una lapide che ricordano un illustre personaggio: Annibale Galateri.
Appartenente ad una nobile e antica famiglia, il Galateri fu il primo podestà del periodo fascista di Savigliano, eletto il 23 maggio del 1927. Oltre che podestà della città fu consigliere provinciale e fece parte della Commissione Reale. È ricordato anche per la sua attività artistica: esempi ne sono il monumento al generale Arimondi che si trova sulla piazza del Popolo e il bozzetto in gesso del monumento allo scultore Vincenzo Vela, suo docente di scultura all’Accademia Albertina di Torino, raffigurato nell’atto i scolpire un monumento a Napoleone, conservato presso la gipsoteca saviglianese: il monumento originale si trova a Torino in corso Stati Uniti. Annibale Galateri nacque a Cesena il 29 settembre 1864 dalla contessa Ester Lamberti e dal conte Luigi ufficiale di carriera. Il conte Annibale, come il suo nobile genitore, era destinato alla vita militare ma pur disponendo di un fisico eccezionale fin da bambino mostrò grande propensione allo studio e un amore per il disegno evidenziando la personalità dell’artista.
Cresciuto nel castello di famiglia, nella frazione di Suniglia, a Savigliano frequentò il primo corso ginnasiale, studi classici che portò poi a termine a Torino con una brillante votazione. Antonino Olmo di lui scrisse: «Abbiamo affermato come inizialmente il Galateri avesse deciso di dedicarsi in modo esclusivo alla pittura – disegnava e dipingeva con grande rapidità e disinvoltura- quest’aspirazione sopraffatta, ma mai sostituita interamente dalla sua posteriore attività plastica, alla quale dobbiamo le opere più note, rimase sempre viva in lui, anche quando abbandonati per l’età, la creta e lo scalpello, non volle mai rinunziare al disegno e alla pittura». Oltre ai meriti artistici, Galateri è ricordato in città per la sua attività di Podestà in epoca fascista: con lui Savigliano ebbe una rinascita del punto di vista civico e culturale, grazie a lui il centro storico è stato conservato e tutelato. Inoltre durante il suo mandato vennero aperte nuove strade e risanati quartieri fatiscenti e di cui era già stato programmato l’abbattimento. Nel 1938 rassegnò le sue dimissioni collaborative dall’attività politica per la sua Savigliano in seguito a contrasti con la dittatura fascista, motivandole con la scusante delle sue precarie condizioni di salute e ritirandosi così a vita privata nella sua villa “La Gabriella” nei pressi del castello di Suniglia dedicandosi a opere pie e beneficando i poveri e gli emarginati. Morì il 13 settembre del 1949. La necrologia pubblicata sul Saviglianese del 22 settembre 1949 tra l’altro recitava: «Una lunga vita spesa interamente al servizio della Patria, della Provincia di Cuneo e della sua amata Savigliano» e Antonino Olmo aggiunse: «Una vita che volle nobilitare l’azione e la fatica giornaliera con il continuo esercizio dell’arte». Sopra la lapide, a ricordo dell’illustre personaggio, è presente un busto in bronzo, opera di Giovanni Chissotti.
Claudio Rocca
Claudio
Giovedì 15 Febbraio 2018 10:31