Una chiesetta, officiata al tempo del Turletti e ora in stato di abbandono e trasformata in deposito di attrezzi è quella presente in regione Arvirola, poco distante dalla Regione Apparizione. Fu, per un periodo, riaperta al culto intorno al 1850; questo dopo essere stata fatta restaurare dal canonico Andrea Denina. L’edificio sacro subì numerosi passaggi di proprietà dagl i anni di fine ‘700 quando venne edificata. Fu originariamente della nobile famiglia dei Taffini, per poi passare alla famigl ia Denina, in seguito ancora un passaggio di proprietà alla nobile famiglia Drago. Non si conoscono dati precisi circa la sua fondazione, dato che da troppi anni, addirittura secoli, questa è abbandonata.
Sempre dedicata a San Grato è un’altra cappella
campestre: questa si trova nella regione
Campasso, sul confine con Monasterolo. La
chiesetta fu costruita intorno al 1721 vicino
a due cascine; come la precedente citata fu
dedicata a San Grato, vescovo di Aosta ai
tempi di Costantino il Grande (280 d.C. –
377 d.C.), primo imperatore romano convertito
al cristianesimo.
La devozione a questo santo è comune
nelle campagne, in quanto risulta essere
invocato a protezione di uva e vigne contro
grandine e fulmini, oltre che contro i diavoli
e le streghe.
La cappella era un tempo ritenuta privata,
di proprietà della vedova Conte (1769).
Stabilita invece la comune proprietà dei terreni,
sui suddetti venne costruita, pidendo
le spese tra i vicini delle cascine. Aveva un
proprio cappellano, stipendiato dai proprietari
e massari. Fu conservata e mantenuta
attiva a spese comuni, con celebrazioni in
onore del Santo titolare.
Nel 1825 la proprietà della cappella
risultava della vedova Chiera, che affidava
alla parrocchia di San Giovanni l’amministrazione
dei Santi Sacramenti per gli infermi
della zona.
claudio rocca
Lunedì 26 Febbraio 2018 16:46