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San Grato di Collarea e Sprina

  San Grato di Collarea e Sprina

Eccoci al secondo appuntamento con la nuova rubrica che, durante quest’anno, ci porterà, sotto l’autorevole guida del Canonico Casimiro Turletti, alla scoperte di antiche chiesette campestri. Nel primo appuntamento abbiamo visto le chiesette dell’Annunziata di Maresco e la Consolata di Colombaro, sulla vecchia strada per Saluzzo. Sempre proseguendo verso Saluzzo, lungo l’antica strada, troviamo la Cappella di San Grato di Sprina, da non confondersi con la Cappella di San Grato presente in regione Sprina. In origine la chiesa era detta Pasco di San Grato: erano definite Pasco le chiese costruite isolate dagli altri edifici, ad esempio la chiesa della Beata Vergine della Sanità, conosciuta anche come “di Pasco Rondello”. La chiesa di San Grato di Sprina si presenta con altare alla romana, ossia staccato dalla parete. Non è fondamentale, invece, l'orientamento: l'altare alla romana è quello in cui il sacerdote celebra versus populum: un tempo alcune chiese presentavano l’altare rivolto verso la parete. Dietro il presente altare sono presenti alcuni affreschi raffiguranti storie della Vergine Maria e di San Grato. La chiesa era indipendente, con la presenza di un cappellano fisso che aveva l’abitazione poco distante. Nei giorni festivi arrivava in zona, da Savigliano, un sacerdote che amministrava i sacramenti agli ammalati. Nel 1795 la chiesa ricevette, con decreto vescovile, l’autorizzazione per celebrare una novena e, nel 1798 la chiesa venne arricchita con le raffigurazioni delle Stazioni della Via Crucis. Vi si celebravano, riferisce il Turletti al tempo due feste, una in onore di San Grato e un’altra in onore alla Vergine Maria.. San Grato di Collarea Sempre dedicata a San Grato è un’altra cappella campestre: questa si trova nella regione Campasso, sul confine con Monasterolo. La chiesetta fu costruita intorno al 1721 vicino a due cascine; come la precedente citata fu dedicata a San Grato, vescovo di Aosta ai tempi di Costantino il Grande (280 d.C. – 377 d.C.), primo imperatore romano convertito al cristianesimo. La devozione a questo santo è comune nelle campagne, in quanto risulta essere invocato a protezione di uva e vigne contro grandine e fulmini, oltre che contro i diavoli e le streghe. La cappella era un tempo ritenuta privata, di proprietà della vedova Conte (1769). Stabilita invece la comune proprietà dei terreni, sui suddetti venne costruita, pidendo le spese tra i vicini delle cascine. Aveva un proprio cappellano, stipendiato dai proprietari e massari. Fu conservata e mantenuta attiva a spese comuni, con celebrazioni in onore del Santo titolare. Nel 1825 la proprietà della cappella risultava della vedova Chiera, che affidava alla parrocchia di San Giovanni l’amministrazione dei Santi Sacramenti per gli infermi della zona.


claudio rocca

Martedì 27 Febbraio 2018 14:48  


Rubrica: Tra i campi e i prati una chiesetta
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